Keiryu

“A dispetto di ciò che potrebbe lasciar trasparire il nome (volutamente coerente con l’immagine del torrente che scorre e, dunque, con la mutevolezza dell’essere in relazione al tempo e allo spazio), il keiryu è un genere poetico fondato in Italia e nato, nella sua formulazione primigenia, nel luglio del 2010. A stabilirne le regole, sia sotto il profilo formale che contenutistico, è stato il friulano Luca Cenisi, nato a Pordenone il 2 febbraio 1983.

Il keiryu (dal giapponese, letteralmente, “torrente di montagna”) è un componimento poetico di quarantadue sillabe distribuite in cinque versi, secondo il seguente schema metrico: 7-9-8 9-9.
È un genere poetico dai toni metafisico-esistenziali e filosofici, il cui scopo è quello di consentire all’uomo una profonda e sincera indagine introspettiva.

I primi tre versi costituiscono lo izumi (“sorgente”), mentre gli ultimi due, ad essi intimamente connessi ma di più ampio respiro concettuale, formano il cosiddetto nazo no kaze (letteralmente, “enigma del vento”), ovvero un’incisiva e criptica conclusione (o un paradosso) che stimoli il lettore ad una riflessione esistenzialistica sul tema affrontato.

Nel keiryu, a differenza di altri generi poetici quali, ad esempio, lo haiku e il tanka, le suggestioni ispirate dalla natura e dall’incessante alternarsi delle stagioni divengono occasione di (auto)analisi intimistico-spirituale, punto di partenza per un percorso di consapevolezza che, nel nazo no kaze, trova la propria essenza giustificatrice.

Oltre a dover contenere il cosiddetto “sasayaku” (囁く “sussurro”), ovverosia quel tema esistenziale (manifesto o “indiretto”) che costituisce l’epicentro concettuale dello scritto e che emerge dall’incontro/scontro dello izumi e del nazo no kaze, il keiryū può prevedere, nel proprio impianto lirico, uno o più “kizuna” (絆 “collegamento”, “vincolo”); si tratta, in buona sostanza, di particolari parole, gruppi di parole o segni d’interpunzione atti a costituire una vera e propria divisione (fisica o concettuale) del discorso poetico, rimarcando, così, il distinguo tra le due parti (appunto lo izumi e il nazo no kaze), diverse ma interdipendenti, dell’opera.
Nella tabella seguente si riportano le rappresentazioni segniche più ricorrenti del kizuna:

“:” Pausa di riflessione con effetto introduttivo al tema seguente
“;” Mezza cesura o pausa discorsiva
“…” Sospensione, eco del discorso
“,” Pausa “leggera”
“–“ Stesso concetto enunciato con parole diverse; cesura “espressiva”
“-“ Cesura “dickinsoniana” o stacco concettuale
“.” Cesura totale, epilogo discorsivo

I principi cardine (al contempo, “estetici” e di contenuto) che devono guidare il keijin (けいじん, ossia lo “scrittore di keiryū) nella stesura dell’opera sono:
– la transitorietà (“hakana-sa” はかなさ) dell’essere, in relazione all’inesorabile scorrere del tempo;
– la cripticità (“fukakaina” 不可解な) del messaggio veicolato dal poeta, volto a stimolare una profonda riflessione intimistica nell’animo del lettore e, conseguentemente, una pluralità di soluzioni interpretative, tutte egualmente valide (vedi, in tal senso, la strutturazione “paradossale” del nazo no kaze 謎の風);
– la sintesi armoniosa (“hāmonī” ハーモニー) tra il vissuto personale del keijin e la visione astratta del reale, che trova riscontro nella reciproca ed armoniosa compenetrazione tra izumi 泉 e nazo no kaze 謎の風.
Il keiryū, di regola, non ha un titolo.”

Articolo e testo poetico di Luca Cenisi
http://www.lucacenisi.it

2 thoughts on “Keiryu

  1. […] Per conoscere a fondo l’arte di comporre un Keiryū, leggete il bell’articolo di Luca Cenisi, a questo link. […]

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