Sedoka

Il sedoka è una forma poetica della tradizione giapponese meno conosciuta rispetto al tanka o l’haiku, che precede di diversi secoli. Compare saltuariamente nel Man’Yōshū (万葉集 , lett. “Raccolta di diecimila foglie”, collezione di poesie in giapponese che raccoglie componimenti scritti tra la seconda metà del V e la metà dell’VIII secolo, la più antica che ci sia giunta) ma dall’VIII secolo in poi si trova di rado.

Il sedoka consiste di due terzine di 5-7-7 sillabe, dette katauta. Ogni katauta costituisce un poema indipendente e compiuto, ma era considerato incompleto preso singolarmente. Questa forma era di frequente usata per rivolgersi a un amante, o un intimo conoscente, che rispondeva col katauta successivo, secondo un’ideale schema di botta e risposta; una sorta di duetto che poteva protrarsi ben oltre le due terzine canoniche, dando luogo a componimenti più lunghi. Indagando a ritroso ritroviamo il medesimo schema in molti canti popolari, in cui i katauta erano tra loro legati da rime ripetute secondo lo schema 1-2-3 4-5-3.

Questo modo di scrivere, via via soppiantato nel corso degli anni dal renga (ripetizione di tanka, schema metrico: 5-7-5 7-7) e altre forme più popolari, incluse sequenze di haiku, è oggi considerato una forma arcaica e il suo utilizzo è poco comune. Tuttavia il sapore antico e il maggior spazio espressivo che il sedoka offre rispetto al tanka, pur rimanendo un componimento estremamente breve, costituiscono insieme all’assenza di rigide regole di scrittura una forte attrattiva allo sguardo del poeta occidentale, e un’interessante opportunità di sperimentazione.

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alla finestra
i giorni s’allungano
ambrati e castani

alla deriva
ascolterò ancora
vecchie calde canzoni

~ © Arashisei ~
1/11/2012

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